Atto secondo
Stretta stanza gotica, con alte volte' un tempo, quella di Faust, immutata
Mefistofele compare da dietro una tenda. Mentre la solleva e si volta indietro a guardare, si vede Faust, adagiato sopra il suo vecchio letto patriarcale
MEFISTOFELE. Giace qui, l'infelice! Sviato entro legami d'amore ben difficili a sciogliersi! Colui che Elena paralizza, quegli non ritrova più tanto facilmente il senno.(Si guarda intòrno) Per quanto osservi in su, in qua, in là, tutto è immutato, intatto. Le vetrate a colori sono, mi pare, un po' più offuscate, le ragnatele sono aumentate, l'inchiostro s'è rappreso ed i fogli sono ingialliti. Ma tutto è rimasto al suo posto; è ancora là persino la penna con la quale Faust ha preso, per iscritto, un impegno con il diavolo. Ma sí, in fondo alla cannuccia, sta ancora una gocciolina di sangue, cosí come io gliela cavai! Augurerei al più grande dei collezionisti la fortuna di accaparrarsi un tale oggetto, unico al mondo. Anche la vecchia pelliccia pende al vecchio chiodo e mi ricorda le sciocchezze che insegnai, allora, a quel ragazzo e delle quali egli, un giovanotto ormai, si nutre ancora oggi. O cappa dal lungo pelo, mi prende veramente il desiderio di darmi, ancora una volta unito a te, l'importanza del docente, come quando si pensa di aver completamente ragione. Ai dotti ciò riesce, al diavolo è passata la voglia da un pezzo.
Nel secondo atto del Faust di Goethe, Faust si trova nella sua stanza gotica, circondato dal suo passato. Mefistofele, il diavolo, appare e osserva la scena, riflettendo sulle difficoltà che Faust ha affrontato a causa dei legami d'amore. Faust è stato sedotto da Elena, ma ora si trova intrappolato in un amore impossibile da sciogliere. Mefistofele guarda intorno alla stanza e nota che, nonostante il tempo trascorso, tutto sembra immutato. Le vetrate colorate sono leggermente offuscate, ci sono più ragnatele e l'inchiostro è seccato sui fogli ingialliti. Tuttavia, tutto è ancora al suo posto, persino la penna con cui Faust ha firmato un patto con il diavolo. Mefistofele riflette sulla gocciolina di sangue che ha estratto da Faust, desiderando che un collezionista fortunato possa possedere un oggetto così unico. Infine, Mefistofele osserva una vecchia pelliccia appesa a un chiodo, che gli ricorda le sciocchezze che insegnò a Faust quando era ancora giovane. Mefistofele esprime il desiderio di potersi unire nuovamente a Faust come un insegnante che crede fermamente di avere ragione, ma riconosce che il diavolo ha perso interesse per tali cose da tempo. In questa scena, Faust è raffigurato come una figura umana reale, mentre Mefistofele è un personaggio sovrannaturale, il diavolo che si manifesta per osservare e commentare la situazione di Faust.
Gli incipit di Goethe sono architettura! sono immediati! il genio riesce in 10 righe a immergere nella scena il lettore in modo tempestivo ed a creare un “render” indiscutibile e mai noioso. Un descrizione raccontata dal demone, non già dal protagonista.